Nel giugno 1968 fu scoperta – a 1,5 km. a sud di Paestum, in località Tempa del Prete, sede di una necropoli frequentata ininterrottamente dal VI al IV sec. a.C. – una sepoltura, nota come “Tomba del Tuffatore“, attribuita intorno al 480 a.C.
Le tombe ritrovate nell’area di Paestum sono per lo più tombe a cassa, composte da lastre di calcare che formano i fianchi e il coperchio, e presentano una ricca decorazione pittorica. Le lastre sono dipinte sulla faccia rivolta verso l’interno della tomba con la tecnica dell’affresco.
Nella tomba del Tuffatore i lati più lunghi raffigurano un convivio in cui compaiono dieci personaggi maschili sdraiati. Simili scene di banchetto sono spesso presenti nella ceramica attica del V secolo, e più raramente anche in ceramiche ioniche e microasiatiche, ma sono state rese celebri sopratutto dalle pitture funerarie etrusche. Tuttavia la pittura più famosa resta quella che orna la lastra di copertura con la figura di un giovane nudo che si tuffa nelle acque di un fiume. A differenza delle contemporanee sepolture dipinte etrusche, costituite da ampie camere affrescate visitabili dai vivi, la decorazione di questa tomba è rivolta verso l’interno e quindi destinata al solo defunto. Sul significato del dipinto principale di copertura, l’ipotesi più accreditata è che l’immagine – senza alcun riferimento realistico all’esistenza terrena del sepolto – rappresenti simbolicamente il passaggio dalla vita alla morte: le colonne segnerebbero i confini del mondo terrestre, mentre lo specchio d’acqua si potrebbe identificare con il fiume che conduce all’oltretomba.
In aggiunta al suo valore di documento unico nel suo genere, il dipinto rappresenta una conferma dell’importanza dell’acqua nella simbologia antica, peraltro attestata dalla presenza frequente, nei luoghi di culto, di bacinelle di varie dimensioni e materiali diversi, che simboleggiano i riti di purificazione.
Al momento del ritrovamento della tomba (1968) si è parlato di “scoperta della grande pittura greca”. In realtà, più probabilmente, ci troviamo di fronte al prodotto di una colonia greca in Italia, come possono testimoniare i confronti con la ceramica campana della stessa epoca. Sicuramente però la conoscenza di pitture così antiche (si stimano eseguite attorno al 480 a.C.) ha offerto un contributo fondamentale alla conoscenza della pittura greca di quel periodo, a noi praticamente ignota se non attraverso la pittura vascolare.